Parola d’ordine: “porte aperte”. E’ questa la filosofia che guida il metodo di insegnamento, probabilmente unico in Italia, della scuola popolare di italiano per adulti migranti di Casa dei Diritti Sociali. Ce la racconta il responsabile, Augusto Venanzetti, nella prima di una serie di una serie di video-interviste ai coordinatori delle diverse aree di intervento dell’Associazione.
Niente classi fisse ma gruppi che si formano ex novo ogni giorno e a ciascun orario. Lezioni pensate per chi è appena arrivato nel nostro paese e non conosce neanche le basi della nostra lingua, o che è addirittura analfabeta nella lingua madre. Ma anche corsi di livello più avanzato, in cui, oltre all’italiano, si spiegano la cultura, gli usi e le norme che regolano la convivenza civile e sociale nel nostro paese. In altre parole un approccio comunicativo e relazionale che fa della scuola di italiano della Cds un esempio probabilmente unico nel panorama delle scuole del volontariato in Italia.
L’obiettivo è quello di accogliere e nello stesso tempo di fornire – come spiega Augusto Venanzetti , responsabile della scuola, nella video intervista che pubblichiamo in questa pagina – oltre alle nozioni linguistiche di base (A1), una serie di conoscenze e di informazioni capaci di favorire e promuovere l’inclusione sociale dei migranti.
E d’altra parte, con più di 1500 studenti iscritti all’anno – numeri ante-Covid ma che si stanno nuovamente raggiungendo a circa nove mesi dalla ripresa delle lezioni in presenza, grazie anche all’impegno degli oltre 30 insegnanti volontari dell’associazione – il metodo adottato dalla scuola di italiano di Casa dei Diritti Sociali ha dimostrato di dare ottimi risultati. In vista di un obiettivo che va oltre la lingua e che mira all’inclusione sociale e al recupero identitario dei migranti presenti nel nostro paese.