Ho quasi 50 anni, e sono volontario di Casa dei Diritti Sociali da quando ne avevo 20.
È iniziato tutto per caso: ero nei pressi di Piazza Vittorio, a Roma, quando ho visto alcuni volontari che uscivano dalla sede di CDS carichi di cibo e coperte. Mi sono offerto di aiutarli sistemare tutto in macchina. Poi li ho accompagnati nel “giro” delle persone che dormivano per strada. Alla fine mi hanno detto: se vuoi puoi tornare ad aiutarci, questa unità di strada la facciamo ogni domenica. Sono tornato…e non ho smesso più.
L’unità di strada è stata solo la prima di una serie di attività di volontariato fatte con la CDS. Nei primi tempi mi occupavo di mansioni pratiche. Poi ho avuto sempre più un ruolo organizzativo, di coordinamento. Ad esempio mi occupo di accogliere e formare i volontari del servizio civile. A volte rimpiango il volontariato a diretto contatto con le persone vulnerabili. Ti dà la percezione di essere utile, è più gratificante. Ma capisco che c’è altrettanto bisogno di qualcuno che stia “dietro le quinte” a coordinare i volontari.
Se guardo indietro ho la consapevolezza che Casa dei Diritti Sociali mi ha fatto crescere, mi ha reso la persona che sono oggi. E non solo perché ho passato la maggior parte della mia vita con l’Associazione. Il fatto è che CDS mi ha insegnato l’importanza della solidarietà non come principio astratto, ma come pratica quotidiana. Ho anche deciso che – volontariato a parte – mi interessava lavorare nel settore del sociale, e ci sono riuscito. Oggi sono un operatore del Centro Servizi al Volontariato.
La mia esperienza mi insegna che il volontariato non è solo uno slancio estemporaneo per portare aiuto agli altri. Può essere un potente strumento di cambiamento, sia a livello personale, sia per la società.