Sono venuto in Italia con un contratto di lavoro: ero in regola e con tanto di busta paga. Poi ho litigato aspramente con mio principale, così ho perso il lavoro.
Per alcuni mesi non avevo più un posto fisso, ma mi arrangiavo con vari lavori, e riuscivo ancora a mandare qualche soldo a mia moglie ed alle mie due figlie in Polonia. L’ultima vera casa era fuori Roma, perché gli affitti costavano poco. Poi ho perso un altro lavoro ed ho iniziato a dormire per strada. All’inizio continuavo a cercare di lavorare, ma era difficile stando per strada, così man mano ho rinunziato ed ho iniziato a bere.
Ho vissuto per strada 4 anni, ed ho deciso di uscirne perché altrimenti sarei morto. Ho visto morire fino ad oggi 15 miei amici. In quegli anni avevo smesso di telefonare a casa, l’unica mia preoccupazione era come trovare da bere.
Andai alla Casa dei Diritti Sociali, che avevo conosciuto grazie all’unità di strada, un gruppo di volontari che la sera fanno il “giro” delle persone senza dimora per portare loro pasti caldi e coperte. Allora la Polonia non era ancora nell’UE ed io avevo il permesso di soggiorno scaduto. Grazie all’aiuto dell’associazione riuscii a riavere i documenti grazie ad una sanatoria.
Intanto facevo lavori saltuari e spesso riuscivo a dormire in vari appartamenti di miei paesani. Ma altri giorni dovevo tornare a dormire per strada. A un certo punto diventai volontario di Casa dei Diritti Sociali, proprio in quell’unità di strada. Quando iniziai a fare il volontario dormivo ancora per strada, almeno saltuariamente. Ma agli altri volontari non lo dissi.
Gli amici dell’associazione mi conoscevano e si fidavano di me, e quando arrivò un finanziamento per attività a favore delle persone senza dimora mi proposero di diventare operatore sociale. Da allora ho potuto riprendere ad aiutare economicamente la mia famiglia.
Sto imparando molto dai colleghi psicologi ed assistenti sociali, ma spesso riesco a capire meglio di loro come possono comportarsi e cosa possono pensare le persone di strada. Conosco i loro errori, perché li ho fatti anche io.