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Report Oxfam: la Ue utilizza i fondi destinati all’aiuto umanitario in Africa per bloccare l’immigrazione

L’Unione Europea sta utilizzando una parte rilevante del budget per il piano ’21 -’27 del Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument (NDICI), per finanziare le attività di respingimento alla migrazione in Niger, Tunisia e Libia, paesi dove vengono costantemente messi a rischio i diritti e la vita delle persone migranti. La denuncia è contenuta in un report della ONG Oxfam pubblicato lo scorso 21 settembre.

Secondo quanto indicato nel report, ammontano finora a 667 milioni di euro i fondi europei spesi per finanziare attività che rischiano di violare le norme sia europee che internazionali sulla destinazione degli aiuti pubblici allo sviluppo. Si tratta di più del 60% del totale delle risorse complessivamente stanziate dal NDICI per i tre paesi e che avrebbero invece dovuto essere destinate “alla promozione della crescita economica e del benessere dei Paesi in via di sviluppo”.

Di fatto, invece, gli interventi previsti dall’Unione Europea mirano a delegare ai paesi africani la gestione dei flussi migratori finanziando le polizie di frontiera e le attività di respingimento. Degli interventi previsti in Niger solamente uno è volto a migliorare e rendere più sicure le condizioni dei migranti verso l’Europa, in Libia nessuno.

“Si tratta di una strategia miope – afferma Paolo Pezzati, portavoce di Oxfam Italia – che, invece di intervenire sulle cause strutturali del fenomeno migratorio, continua a calpestare i diritti di chi fugge da miseria, disastri naturali e guerre con l’obiettivo di costruire una sorta di Fortezza Europa, che non riesce però a contrastare il traffico di esseri umani o fermare le morti in mare, dato che dall’inizio dell’anno gli arrivi solo in Italia sono più che raddoppiati rispetto al 2022”.

Il finanziamento delle attività di frontiera nei tre paesi africani si pone in netta contraddizione con quanto stabilito dall’OCSE, l’organizzazione dei Paesi donatori, in merito alla destinazione dei fondi per lo sviluppo secondo cui tali fondi non possono essere destinati ad attività che trascurano i diritti di migranti e sfollati.

In generale la Commissione Europea negli ultimi anni sta delegando sempre di più le proprie responsabilità in materia di migrazione a paesi africani come, appunto, Niger, Tunisia e Libia, dove, col tacito accordo dell’Europa, si verificano costantemente violazioni dei diritti umani e violenza alle frontiere. In Libia la UE finanzia l’addestramento della guardia costiera e ne finanzia la flotta mentre, paradossalmente, stanzia altri fondi per evacuare i migranti detenuti nei lager libici. Con la Tunisia, invece, è stato da poco ratificato il memorandum d’intesa che trova nei suoi pilastri la gestione della migrazione, mentre in Niger l’attuazione dell’agenda europea sta portando a una crisi umanitaria al confine con l’Algeria. Tali politiche si stanno dimostrando inefficaci e stanno contribuendo a inasprire la già terribile situazione delle persone migranti.

A ciò si aggiunge una gravissima mancanza di trasparenza nella destinazione dei fondi europei che, per alcuni degli interventi in Niger presi in esame nel rapporto, vengono genericamente riferiti alla “gestione della migrazione”.

Proprio per questo nel rapporto si chiede alla Commissione europea di rendere trasparente la destinazione delle risorse consentendo così al Parlamento europeo di intervenire con tempestività per garantire che le risorse per gli aiuti comunitari siano spese in modo corretto e non contribuiscano alla violazione dei diritti umani.

 

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