E’ possibile che provvedimenti pensati per garantire l’inclusione delle categorie vulnerabili come reddito di cittadinanza e assegno unico per i figli finiscano per escludere proprio i cittadini che ne hanno maggiore bisogno? Purtroppo è possibile quando le persone vulnerabili sono migranti e quando la politica è più attenta a rincorrere le sirene del populismo che a costruire un sistema di welfare davvero efficace ed inclusivo.
E’ il caso del reddito di cittadinanza e del nuovo assegno unico universale per i figli. Le scelte fino ad oggi operate da Governo e Parlamento hanno significato l’esclusione di moltissimi stranieri regolarmente soggiornanti da queste importanti prestazioni sociali.
Sul reddito di cittadinanza l’accesso degli stranieri è stato fino ad oggi estremamente contenuto: secondo l’INPS il 9% a fronte di dati ISTAT che danno una percentuale di famiglie straniere in condizioni di povertà assoluta che supera il 20%. Questo soprattutto a causa di due requisiti discriminatori: da una parte il possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo e dall’altro la pregressa residenza decennale. Questi 2 elementi hanno fino ad oggi escluso proprio gli stranieri più bisognosi.
Anche riguardo all’assegno unico universale si annunciano requisiti di accesso discriminatori e tendenti ad escludere i migranti. Ad oggi sembra che alla prestazione non potranno accedere tutti i titolari di permesso di soggiorno: saranno ad esempio escluse le tipologie di permesso per famiglia e attesa occupazione; anche rispetto ai lavoratori stranieri occorrerà un permesso per lavoro e ricerca di durata almeno annuale. Vi potrebbe essere inoltre il requisito della previa residenza per almeno 2 anni.
Siamo oggi a un momento cruciale per una inversione di tendenza: sull’assegno unico i prossimi mesi vedranno il varo dei decreti attuativi, mentre per il reddito di cittadinanza è in cantiere una importante riforma. E’ importante che questi passaggi segnino una svolta rispetto alle scelte discriminatorie del passato. Su questo tema si sono mobilitate Casa dei Diritti Sociali ed altre organizzazioni per la difesa dei diritti fondamentali, anche attraverso la firma di un appello promosso da ASGI.