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La tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale

Negli ultimi 15 anni la tratta di esseri umani ha coinvolto un numero di persone in costante crescita: solo nel 2018, 49.032 persone in tutto il mondo sono state costrette a trasferimenti o reclutamenti forzati attraverso l’impiego della forza o di altre forme di coercizione e frode. Tra tutte le forme di tratta, quella finalizzata allo sfruttamento sessuale risulta essere la più diffusa: secondo quanto riportato dall’Ufficio dell’ONU sulle droghe e il crimine (UNODC), nel 2018 il fenomeno ha interessato il 50% delle vittime coinvolte nel traffico di esseri umani. Si tratta di dati sempre sottostimati, considerata la difficoltà generalizzata di reperire informazioni e analizzare un fenomeno che resta quasi totalmente sommerso.

La pandemia ha sicuramente rallentato la mobilità e i flussi migratori a livello mondiale, con conseguenze anche sulla tratta di esseri umani. Allo stesso tempo, però, ha causato un aumento della vulnerabilità, in particolare in contesti geografici e sociali già strutturalmente fragili. Se si considera che il target principale dei trafficanti è composto proprio da gruppi marginalizzati (migranti senza documenti, disoccupati in cerca di impiego, donne, etc.), non è difficile dedurre che il bacino di reclutamento delle organizzazioni criminali si sia ampliato negli ultimi due anni.

Generalmente, le persone che fuggono dai conflitti e che vivono per questo in condizioni socio-economiche precarie e in situazioni di persecuzione possono essere più facilmente ingannate con la promessa di viaggi, offerte di lavoro o proposte di matrimonio fraudolente che nascondono in realtà  piani di sfruttamento. Per questa ragione l’allerta è alta in questo momento in merito allo scoppio della crisi russo-ucraina. Il Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta di esseri umani del Consiglio d’Europa (GRETA) ha avvertito del pericolo per le persone in fuga dal conflitto armato di essere vittima di tratta di esseri umani e di sfruttamento. Ad oggi, circa tre milioni di persone sono state costrette a fuggire dall’Ucraina per rifugiarsi inizialmente nei paesi vicini e poi in Europa, e si stima che il 90% di queste sia rappresentato da donne e bambini.

Donne e bambine sono d’altronde le categorie maggiormente a rischio quando si parla di tratta di esseri umani: nel 2018 hanno rappresentato ben il 65% del totale delle vittime, e ciò pare logico se relazionato al fatto che la tratta per sfruttamento sessuale sia la forma più comunemente rilevata a livello globale.

Tratta e migrazione spesso si sovrappongono: può accadere infatti che una persona diventi vittima di tratta dopo aver intrapreso spontaneamente un viaggio, a causa del debito contratto con il trafficante o dell’inganno ideato da quest’ultimo. Tuttavia, i due fenomeni rimangono distinti e non necessariamente legati. Mentre il migrante ha un ruolo attivo nel contattare l’organizzazione che si occupa dello spostamento, la vittima di tratta subisce un inganno, una violenza, o un atto di coercizione per essere convinta a spostarsi. Inoltre, se il rapporto tra il migrante e il trafficante termina una volta raggiunta la destinazione, nella dinamica che caratterizza la tratta l’arrivo nel Paese di destinazione coincide con l’inizio dello sfruttamento.

 

UNO SGUARDO DA VICINO: LA TRATTA IN ITALIA E NELLA CAPITALE

In Italia nel 2021 sono stati registrati 2294 nuovi accertamenti di casi di tratta (dati SIRIT-Sistema Informatizzato per la Raccolta di Informazioni sulla Tratta). Le donne, in linea con il trend globale, costituiscono anche qui la maggior parte delle vittime, mentre la nazionalità più presente è senza dubbio quella nigeriana (57%). Seguono le donne pakistane (9%), marocchine e ivoriane (4%), senegalesi e gambiane (3%), romene, bangladesi, brasiliane e albanesi (2%). La maggior parte delle donne coinvolte in traffici di sfruttamento sessuale ha tra i 18 e i 25 anni.

 

La città di Roma risulta essere particolarmente attrattiva per le reti di sfruttamento della prostituzione perché, come in tutte le grandi città, la richiesta di prestazioni sessuali è elevata e, di conseguenza, sono maggiori gli affari e gli introiti. Allo stesso modo però l’insieme delle sue istituzioni locali e della società civile rappresentano un fronte ben organizzato in grado di fornire supporto primario e assistenza (dalle semplici informazioni ai servizi di base necessari) ma anche di progettare assieme all’interessata un percorso di vita alternativo allo sfruttamento. La funzione della rete di protezione cittadina diventa quindi fondamentale perché in grado di garantire prestazioni complesse e variamente articolate.

 

LA CASA DEI DIRITTI SOCIALI IN AZIONE CONTRO LA TRATTA

 A partire dalla nostra esperienza, e in particolare grazie alle attività dell’unità di strada realizzata nell’ambito del progetto Roxanne e della Rete Anti-Tratta del Lazio, possiamo osservare che i dati rilevati attraverso il sistema nazionale antitratta non riescono a fotografare la dimensione reale del fenomeno. Le difficoltà inerenti la condizione psico-fisica delle vittime impediscono infatti molto spesso la loro identificazione e, di conseguenza, l’emersione del fenomeno. Come abbiamo avuto modo di osservare, circa il 70% delle donne che si prostituiscono sono vittime di tratta o a rischio di finire nella rete di sfruttamento.

Le attività svolte presso lo Sportello di ascolto e orientamento di Via Giolitti rappresentano, per questi come per gli altri progetti della Casa dei Diritti Sociali, un servizio complementare che consente, da un lato di intercettare potenziali vittime di tratta e i loro bisogni, dall’altro di rispondere in modo integrato alla varie tipologie di esigenze (legali, sanitarie, abitative, educative, burocratiche, etc.). Punto di riferimento, oramai conosciuto e riconosciuto, lo Sportello rappresenta, per questi come per gli altri progetti della Casa dei Diritti Sociali, una finestra da cui rilevare le istanze sociali del territorio e un ponte tra queste e le soluzioni e i servizi pubblici e del Terzo Settore indispensabili per favorire un’inclusione sociale equa per tutti fondata sul rispetto dei diritti sociali e umani

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