Dall’obbligo della ratifica parlamentare del Protocollo tra Italia e Albania – imposto dall’articolo 80 della Costituzione e fino ad oggi negato dal Governo – alla previsione di applicazione extraterritoriale di norme Ue, non consentita dal diritto europeo. Dal mancato rispetto delle linee guida IMO sul soccorso in mare, che prevedono “la minima deviazione possibile dal luogo in cui è stato effettuato il soccorso”, fino alla assenza, nel testo del protocollo, di qualunque riferimento sia all’esclusione dal trasferimento in Albania delle persone minori e vulnerabili sia alle procedure che verrebbero messe in atto per l’accertamento dell’età e delle situazioni di vulnerabilità.
Sono solo alcune delle critiche contenute in un ampio documento presentato ieri dalle associazioni e dagli enti del TAI (Tavolo Asilo e Immigrazione), di cui Casa dei Diritti Sociali fa parte, in cui si chiede la “revoca immediata” dell’accordo siglato tra il governo italiano e quello albanese per la creazione in Albania di due centri nei quali trasferire i migranti messi in salvo da navi italiane.
Un’intesa sulla quale giuristi, esponenti istituzionali e forze politiche di opposizione, hanno espresso aperte disapprovazioni e giudizi del tutto negativi, non solo in termini di inutilità e inefficacia rispetto alla regolazione del flusso migratorio, ma soprattutto per le palesi violazioni di norme di diritto e per le prospettate pratiche illegittime di detenzione.
Il Tavolo Asilo, con i tanti soggetti operanti nel Terzo Settore che si occupano di immigrati, ha voluto con questo documento non solo rappresentare le criticità contenute nell’intesa, ma anche condannare i reiterati tentativi del governo di esternalizzare la procedura di accoglienza dei migranti, in spregio di tutte le normative europee e nazionali che tutelano i diritti umani.