Burocrazia usata, a Roma, come strumento di discriminazione, specialmente nel periodo della pandemia. Questo il principale risultato emerso dal XVII Rapporto dell’“Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio”, a cura del Centro Studi e Ricerche Idos e dell’Istituto di Studi Politici S. Pio V, presentato nei giorni scorsi. Il convegno è stata l’occasione per sottolineare l’urgenza di rivedere l’attuale sistema di accoglienza e di integrazione a Roma e nel Lazio, regione nella quale l’incidenza degli stranieri sulla popolazione totale è maggiore della media nazionale: 11,1% contro 8,7% (per un totale di 635.569 residenti stranieri nel 2020).
Un’urgenza dimostrata dai numeri. Nel solo 2020 nel Lazio sono stati cancellati d’ufficio dall’anagrafe più di 22 mila stranieri a causa delle difficoltà di accesso alle procedure online da parte dei migranti. Ancora – si sottolinea nel rapporto – nel Lazio per la prima volta sono diminuiti di oltre il 9% gli alunni stranieri, sia nella scuola dell’infanzia che in quella primaria. Non sono migliori i dati sull’occupazione, che ha visto tra il 2019 e il 2020 la diminuzione degli occupati stranieri nella capitale raggiungere quota -8,5%.
Un’analisi, quella di Idos, che ha mostrato come l’emergenza Covid-19 abbia inciso in maniera più forte nella vita dei cittadini più fragili e che mira a dare il suo contributo “affinché le leggi, le procedure amministrative, la digitalizzazione, la messa on line di tanti servizi e sportelli, la crisi del mercato del lavoro, non producano ulteriore esclusione e isolamento degli immigrati, ma siano da stimolo per politiche e interventi capaci di facilitare la vita delle persone e sostenerle se restano indietro.”
Con l’obiettivo, ampiamente condiviso da tutti i partecipanti al convegno, di riprodurre ed estendere sul territorio il sistema di accoglienza ed integrazione che è stato recentemente creato per fronteggiare la crisi ucraina.
“Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio” – XVII Rapporto – scheda di sintesi