Roma: sì alla residenza per chi vive in stabili occupati. Un passo avanti verso una città più giusta e solidale
Con la direttiva n. 1/2022 il sindaco di Roma Capitale ha definito i criteri per individuare chi, tra le persone che vivono all’interno di immobili occupati, potrà ottenere la residenza. Si tratta di una decisione importante e coraggiosa. Dall’entrata in vigore del decreto legge 47/2014 – il cosiddetto decreto Renzi-Lupi – chi abita, occupando “abusivamente” è escluso dalla possibilità di ottenere l’iscrizione anagrafica e, di conseguenza, di esercitare un’ampia sfera di diritti. In seguito, il legislatore del 2017 ha introdotto la possibilità di derogare al divieto di iscrizione anagrafica per le persone “meritevoli di tutela”.
Il 7 giugno del 2022, il consiglio comunale di Roma Capitale ha approvato a larga maggioranza una mozione che impegnava il sindaco e la giunta ad applicare la deroga al divieto generale di iscrizione anagrafica per chi vive all’interno di stabili occupati. La direttiva n. 1/2022 segna la chiusura del percorso politico e amministrativo: la deroga è finalmente operativa.
Si tratta di un’ottima notizia per molteplici ragioni. Molte persone – donne, uomini, bambine e bambini – dopo otto lunghi anni di esclusione potranno finalmente esercitare pienamente rilevanti diritti. Senza residenza, infatti, il pieno godimento del diritto al welfare, alla sanità, all’assistenza sociale, all’istruzione è compromesso o del tutto impedito. La direttiva n. 1/2022 sana una lunga frattura.
Questa notizia è rilevante per altre due motivazioni. La direttiva riconosce il diritto alla residenza alle persone che vivono all’interno di stabili occupati anche in ragione della precarietà economica e sociale. Chi è sotto la fascia reddituale individuata potrà essere iscritto all’anagrafe all’indirizzo dove effettivamente vive. È molto importante che la deroga non sia esercitabile solo da chi ha specifiche fragilità; il meccanismo predisposto è in continuità con le richieste dei movimenti e delle organizzazioni solidali.
Quanti si trovano nelle condizioni di precarietà indicate dalla direttiva non dovranno ricorrere all’iscrizione presso l’indirizzo virtuale, che, invece, dovrebbe essere limitato solo a quanti non hanno una dimora fissa.
La direttiva n. 1/2022 nasce dalla mobilitazione di un’ampia rete di persone, movimenti, organizzazioni solidali, costruite con il protagonismo diretto delle persone che vivono all’interno di immobili occupati. Il risultato raggiunto segnala un’importante vittoria politica: la costruzione di coalizione ampie ed eterogenee e la costante pressione politica possono segnare importanti discontinuità anche nelle fasi politiche più complesse.
Dopo l’emanazione dell’atto incombono nuove sfide. Sarà indispensabile monitorare attentamente la sua dimensione applicativa: è necessario che ciascun ufficio anagrafico adegui le proprie procedure in maniera tempestiva e che non sia configurata alcuna prassi restrittiva. In aggiunta, il percorso per rendere il volto dell’anagrafe meno respingente non è concluso. Ad esempio, è necessario che siano presto superate le procedure attualmente utilizzate per la registrazione anagrafica delle persone senza fissa dimora – illegittime e inique.
L’emanazione della direttiva n. 1/2022 è una buona notizia non solo per chi è ai margini dei diritti. Per la città nel suo complesso è un segnale molto incoraggiante: l’esercizio diffuso dei diritti è una precondizione indispensabile per la costruzione di una città più giusta, solidale, eguale.
Organizzazioni e persone firmatarie in ordine alfabetico:
A Buon Diritto Onlus
ActionAid Italia
ASGI Lazio
ASIA – USB
Avvocato di strada odv – sportello di Roma
Caritas Roma
Consiglio italiano per i rifugiati onlus
Enrico Gargiulo (Università di Bologna)
Focus-Casa dei Diritti Sociali
Medici Senza Frontiere Italia
Medici per i Diritti Umani
Michele Colucci (CNR)
Nonna Roma
Movimento per il diritto all’abitare – Roma