Quando sono arrivato alla Casa dei Diritti Sociali ero stanco dal lungo viaggio che dal mio Paese, l’Afghanistan, mi aveva portato in Italia e volevo fare richiesta di protezione internazionale.
Allo sportello mi hanno indicato gli uffici dove presentare la domanda e mi hanno aiutato a compilare moduli che non capivo. Mi hanno anche aiutato a ricordare e ad ordinare le vicende della mia vita, i motivi che mi avevano spinto a fuggire e a presentarmi il giorno dell’audizione in commissione.
Dopo l’audizione mi è stata finalmente riconosciuta la protezione internazionale e ho ottenuto un permesso di soggiorno per asilo politico ed un documento di viaggio italiano.
Dopo qualche anno, ho deciso di far venire la mia famiglia, mia moglie e i miei tre figli, con il ricongiungimento familiare. I tempi sono stati lunghi, sono passati quasi due anni e finalmente ho avuto il nulla osta: ma la situazione in Afghanistan era cambiata nel frattempo e i talebani stavano per entrare a Kabul.
Tramite un avvocato dello sportello siamo riusciti a far inserire i nomi di mia moglie e dei miei figli sui voli per i ponti aerei, ma poi c’è stato l’attentato all’aeroporto di Kabul con tanti morti e feriti e i ponti aerei sono stati sospesi.
A quel punto ho capito che non potevo aspettare ed ho inviato dei soldi a mia moglie per farla andare in Iran. Il viaggio è stato difficile, i talebani non accettavano che una donna da sola potesse camminare per le strade, fare la spesa, avere soldi per vivere. Così ho pagato qualcuno che li potesse trasportare al confine con l’Iran. Ma arrivati in Iran avevano bisogno di un visto e dovevo far spostare la mia pratica di ricongiungimento all’ambasciata di Teheran: mi sono rivolto di nuovo all’avvocato dello sportello per questo.
Quando finalmente i visti erano pronti, non avevo più i soldi per pagare i biglietti aerei perché nel frattempo avevo dovuto pagare una multa per essere rimasti in Iran oltre la durata del visto iraniano. E poi avevo speso tutto quello che avevo per mantenerli.
Lo sportello mi ha messo in contatto con l’UNHCR e ha inviato per mio conto una richiesta di assistenza economica per il pagamento dei 5 biglietti.
Finalmente la mia famiglia è riuscita ad arrivare in Italia e ora viviamo in una casa tutti insieme.
Io ho un lavoro regolare adesso e mi sono rivolto nuovamente allo sportello per essere aiutato nelle iscrizioni dei miei figli a scuola.